Benvenuti nel mio blog personale. Buon 2012.

lunedì 23 gennaio 2012

Cosa scrivo oggi, dalle Dolomiti. (Mostre e mostri. Soldi malspesi).

Per due mostre, chiamiamole così, hanno speso un milione di euro, chiamiamolo così. Tancredi, l'una, Ex Cineribus Feltri, l'altra. Se la prima, qualche significato l'ha avuto ( Tancredi Parmeggiani si è buttato nel Tevere, e tanto basta per far parlare delle sue opere), della seconda meglio tacere.
Fatti due conti, con quei soldi, se qualcuno ce l'avesse chiesto, sarebbero arrivati a Feltre due pullman al giorno, per 365 giorni, con prenotazioni in alberghi e ristoranti per 108 persone, al giorno. Sarebbero così arrivati, nella città storica ai piedi delle Dolomiti, 39.420 turisti e villeggianti. Con un incremento del 300% del turismo attuale, attestato sui 19.000 arrivi. Se qualcuno ce l'avesse chiesto.
Ora, assistiamo alla evidente inutilità di tutti coloro che sono stati foraggiati, finanziati, facilitati con denaro pubblico e la scusa della promozione turistica: Dolomiti Turismo, responsabile provinciale (BL) degli Uffici di Informazione Turistica, non ha fatto un' acca. Fondazione Dolomiti Unesco (Cortina d' Ampezzo) ha visto dimissionari, per vergogna della sua inutilità, segretario e funzionari. Per Feltre, una Promofel, consorzio di promozione turistica, così battezzata dallo scrivente all'atto di nascita, a quel tempo consulente Ascom Confcommercio, ha chiuso i battenti, nonostante elargizioni, fondi, soldi, sede gratuita, e altro ancora.
Oggi, 2012, siamo ad armi pari: tutti senza soldi. Come noi, Asslib. Vedremo, finalmente, cosa si è capaci di fare, quando non si attinge alle tasche dei cittadini.
Ma il giudizio, sul passato, è già dato: ladri, incapaci, inefficienti, incompetenti. Hanno causato povertà sulle Dolomiti. Uno dei luoghi più belli del mondo.
(Scritto da Lele Taborgna, 23 gennaio 2012 - Pubblicato in www.feltreturismo.blogspot.com - Foto: airone cinerino sulle sponde del torrente Colmeda, Ponte delle Tezze, Feltre).

giovedì 5 gennaio 2012

Degli insegnamenti di Lyda (Coppola & Toppo). Della Milano di quegli anni (1967/'70). Dell'ipocrisia sulle pensioni, l'evasione fiscale e quant'altro.

Degli insegnamenti di Lyda (Coppola & Toppo) - La signora Lyda Toppo, alta, magra, lavorava. La sua solitudine creativa la esprimeva in pubblico con cortesia, gentilezza, maternità. Lei, che non aveva figli, ogni tanto prendeva me, sedicenne, per invogliarmi nell'attività. Fu così, che mi disse del corsetto rubio, perle sfaccettate di plastica, che si trovava nel box in Viale Majno, a Porta Venezia. L'aveva creato per Ornella Vanoni, che abitava a pochi passi dal negozio, in Via Bigli 5, dove occasionalmente avevo recapitato degli acquisti. Ornella, indossò il corsetto in un'unica trasmissione televisiva, purtroppo, allora, in bianco e nero, per cui, diceva Lyda, non si vedevano i riflessi, le luci, i colori dell'opera. La signora Lyda, con la sua dovizia, mi ha insegnato molto. Anche quando mi portò sui Navigli, per mostrarmi come si doravano orecchini, bracciali, collane. In uno stabile vetusto, in un piano terra sterrato, senza pavimento, l'elettrolisi si faceva in quattro e quattr'otto, su pentoloni e con attrezzature primordiali. Erano gli artigiani di una volta, che facevano, senza bisogno di far vedere, farsi vedere, esibirsi. Delle donne, di alcune donne, non aveva una buona idea. Diceva di preferire quelle che si davano, pubblicamente, a pagamento. Piuttosto che alcune signore, tanto mantenute quanto... Non faremo certo i nomi di clienti, accennate, del negozio di Via Manzoni, alle quali si riferiva.
Della Milano di quegli anni – Di fianco a Coppola & Toppo, in Via Manzoni 24, c'era una profumeria, che la commessa era con me a studiare al Bertarelli, un anno dopo; e una salumeria, che la cassiera tentò il suicidio, e l'andammo a trovare, depressa com'era, dopo, vicino a Viale Argonne. Dietro l'angolo, in Via Montenapoleone, c'era una drogheria. Negozi e artigiani si aiutavano, esponendo ciascuno pezzi dell'altro. Al quarto piano di un civico in Montenapoleone, c'era l'artista delle cinture in pelle. Appartamentino, tavolino tipo calzolaio, macchina da cucire, tutto lì. Era fornitore di Coppola & Toppo. Anche con Valentino, dietro l'angolo, primo della moda nella Via di Milano, c'erano scambi e collaborazioni. Via della Spiga era quella delle botteghe, pane, latte, macelleria, drogheria, scuola elementare e altro. Quando consegnavo, spesso, dovevo usare l'ascensore di servizio, che portava direttamente nella stanza di maggiordomi, guardarobiera, cameriera. I negozi, ecco perché Via della Spiga, dovevano essere a portata di mano. Le consegne a domicilio, d'uso quotidiano, erano sempre riconosciute, con la mancia, piccola o generosa, secondo le indicazioni dei Signori date al personale. Di lavoro, negli Anni Sessanta, a Milano, ce n'era tanto. Pagato poco o niente, ma ce n'era, e tutti ne vivevamo. Io, da Coppola & Toppo, prendevo quarantamilalire al mese, il costo di un bracciale, di un paio di orecchini, di un foulard. La borsetta di coccodrillo, o di pitone, superava le quattrocentomilalire. C'è idea?
Dell'ipocrisia sulle pensioni, il lavoro nero, l'evasione fiscale e quant'altro – Circa quattro anni di lavoro, dei quali tre come dipendente, prima del servizio militare. Dal 1967 a tutto il 1970. Risultato, dopo un quesito INPS del 2008: unico versamento pensionistico, di otto settimane. Da Coppola & Toppo, dove avevo fatto un anno. Niente da Drogheria Raddrizzani, Via degli Scipioni, un altro anno. Nulla da Ditta Boniardi & Figli di Via Valpetrosa 5, ancora un anno, eppur multata dopo l'incidente alle vertebre in moto, dell'agosto '70, dove si scoprì, dall'ospedale (San Carlo), che mi tenevano in nero, a settantamilalire mensili.
Cosa posso pensare, oggi 2012, di chi sventola come novità i vessilli di costi/sprechi pensionistici, dell'evasione fiscale, del lavoro nero? Quando sono stato cresciuto, allevato, in una Società del Benessere/Boom economico nella quale non risultavo lavoratore, apprendista, fattorino. Nella quale nessuno, a parte Lyda delle otto settimane, ha pagato qualcosa per i miei, improbabili, settant'anni in pensione.
(La foto è a Venezia, 25 marzo 2011, quando m'han dato una medaglia d'argento, per giustificare un Ordine di casta, limitativo, illiberale e servile.).