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mercoledì 31 agosto 2011

Memorie 1977: Solo, davanti al feretro di Antonio Custra, III Celere di Milano Bicocca.

La morte del sottufficiale Antonio Custra, a Milano in Via De Amicis, mi colpì molto. Perchè significava, insieme ad altri fatti, la fine della politica. Seppi, sul lavoro, in università, poco dopo, dell'accaduto. Forse perchè mi occupavo di informazione e forze armate; forse perché Custra e io avevamo venticinque anni, in quel 1977; forse perché la Bicocca era stata la caserma di mio padre, dove si ammalò, negli Anni Cinquanta, e venne congedato come invalido per servizio. Con questi e altri forse, decisi di andarci, il 15 o il 16 maggio, per vedere la salma del vice-brigadiere. Entrai nell'ampio cortile della caserma e mi trovai solo, in una situazione irreale, di silenzio e di assenze. Dopo averlo attraversato, entrai nella sala a piano terra, osservando la bara, il corpo nella divisa, sostando per qualche minuto. Uscito, mentre mi dirigevo al cancello, incrociando tre in pedi, fermi, in borghese, feci un cenno di saluto e fu a quel punto che "Ciao, collega, di che caserma sei?". "Sono un cittadino", risposi, "un semplice cittadino, ciao".
Li chiamarono anni di piombo, poi, da lì in avanti. Ma quello che pensavo allora non è cambiato: morti gratuite, inutili, frutto di borghesucci, armati, che faceva moda, a scuola o dove, far vedere una pistola.

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