Fame chiede lavoro. Primavera 1975 decide, per un posto, qualsiasi. Milano, allora, poteva permetterti di lavorare, da un giorno all'altro. Vado, da annuncio, al Bianco e Nero, Corso Venezia, quasi San Babila. Abituato a correre, a non mangiare, a non dormire. Perfetto. Centosessantamilalirealmese. Ok. Facciamo centottanta? Il boss negozio, "Io sono del MSI", prende le mie parti, perché non sa... chi sono. Arriva il Big Stilista Bianco e Nero. "Il ragazzo", dice il boss MSI, chiede centottanta. Il Big Stilista, impomatato, incremato, impostato, incerato, dice... "Se garantisci Tu..., Sì".
Io dico: no. Tre giorni, al Bianco e Nero, mi sono bastati. Perché siamo infinitamente lontani dall'umanità e dalla creatività di Lyda Toppo, dalla semplicità, dalle ragazze che creavano collane, anelli, bracciali, mostrando il meglio di se stesse, mentre lavoravano... Coppola e Toppo, di Via Manzoni e Viale Majno. Era amore, era sessualità espressa. Era vita. Il Bianco e Nero era, semplice, commercio... la stoffa, particolare, il jeans particolare, la minchia, particolare...
Claudio, controllando e passando, mentre lavoravo al Bianco e Nero, disse, "Vieni via, scrivi per il settimanale ABC, da casa mia.". Milano, primavera 1975, quando i giorni, ancora, duravano mesi.
* Le schifezze di ortensie in giardino sono mie, ma le metto perché non sono Bianco e Nero.
(Ho anche qualcosa di "bianco e nero").
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