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martedì 6 settembre 2011

Effetto di un lacrimogeno. (Occupazione Via Tibaldi, due, Milano, 1971). Grazie, Paolo Portoghesi.

Il lancio di un lacrimogeno, può portare, come si sa, alla morte. Vedi Saverio Saltarelli. Se ti prende in viso, sei spacciato, deformato per la vita. Tra le mie immense fortune, salvo il viso, il lacrimogeno, l'ho preso solo una volta. Sulla gamba. Sinistra.
Architettura di Milano. Dopo l'occupazione di Via Tibaldi. Di cui parlerò. Siamo ospiti di Paolo Portoghesi, magnifico preside di Facoltà. Notte insonne, con racconti, interventi, narrazioni. Per essere portati via, pacificamente, dalla polizia, al primo mattino. Centocinquanta fermati, identificati, nelle celle della Questura, fortunatamente piano terra, ala sinistra del cortile, e non al quarto piano come Pinelli.
Rioccupiamo, Architettura. Giugno 1971. Sera, attendiamo la Celere. Per dimostrazione, dobbiamo opporre resistenza. Come gli arcieri, organizziamo file che lanciano sassi. Avanti una, lancio, dietro, avanti l'altra, lancio, dietro e via così, con i lampioni oscurati da dardi. Gli agenti, sparano. Ad alzo zero. Lo scivolo d'ingresso ad Architettura diventa nuvola. Una staffilata alla gamba. Luigi..., mi hanno preso... ce la fai a camminare?... no. Appoggiato al muro, per un po', ...
La via d'uscita, quella di Ignazio Silone, di sicurezza, era già pronta. Controllo..., la gamba è a posto, gli stivali della motorella, che avevo sotto i pantaloni, mi hanno salvato. Resta solo un segno, quasi un buco, sulla pelle dello stivale, e dopo mezz'ora tutto passa.
Ho ancora la gamba.
Fuori da Architettura è un inferno. Macchine rovesciate. Piazza Leonardo da Vinci, Città Studi. Ancora lacrimogeni. Caccia all'occupante. Ma sono salvo. In gamba.

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