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giovedì 8 settembre 2011

Via Tibaldi, la grande occupazione. Di guardia. Milano, giugno 1971.

Mac Mahon, prima occupazione di case a Milano, l'ho mancata. Perché ero in ospedale con le vertebre rotte. Ma quando apparve Via Tibaldi... Prendo la motorella e parto. Ormai, era solo Lotta Continua. il CPM, Collettivo Politico Metropolitano/Sinistra Proletaria/Nuova Resistenza, era un ricordo.
Arrivo, in quello che era un cantiere edile con le palazzine da terminare, e Luigi, appena sceso dalla motorella, mi dice: "Ho un compito per te: fai servizio d'ordine, guardia all'ingresso". Via Tibaldi era stata occupata perché IACP, case popolari, con attico assegnato al fratello del sindaco, Aniasi.
Gli occupanti, arrivavano da alcune fabbriche e quartieri della periferia, abitanti in case fatiscenti, inadeguate, tutti con figli, non solo meridionali. Come Piero, milanese, operaio alla Fargas di Bollate
Tolgo il casco, per fare la guardia, e Luigi mi dice "No, tienilo". Chiamalo casco... che al confronto dei marziani di oggi era un guscio d'uovo. Vabbé. Facciamo la guardia. "Ciao, Ciao", mi dicono tutti quelli che entrano, e che se non conosco chiedo chi sono e da dove vengono. Fanno foto, di me, col guscio d'uovo in testa, che poi risulteranno pubblicate su qualche quotidiano, settimanale, e via. Che ne so. Non ero lì per quello.
Passa il giorno, passa la notte, arriva l'alba. E io lì. A far la guardia. Mi muovo solo alle sei, per portare, in motorella, un transessuale a casa, che si è fermato, e gli piace la situazione e ok, ti accompagno a casa, ma non stringere troppo, però. Assenza di dieci minuti e sono di nuovo al mio posto. Nel tardo pomeriggio, passa Luigi, mi trova lì, dice come va?, rispondo tutto bene, vede che sono un po' stanco e scopre che non dormo dal giorno prima. "Va' a dormire, riposati...". Ok. Entro finalmente nella palazzina, e, trovo un pezzo di pavimento in parquet per sdraiarmi e dormire. Quando mi sveglio, sera/notte, a parte che stanno bruciando il parquet per scaldarsi, che Luigi si incazza perché è un danno... e il parquet in tek costa un sacco di soldi... e così hanno la scusa per chiamarci vandali... salta fuori che è imminente lo sgombero.
Attendiamo la celere dalla solita ora, le cinque del mattino, che arriva quasi alle sei, prime luci dell'alba. Per decisione, restano solo gli occupanti, ad attendere. Noi, una trentina, scavalchiamo il muro sul retro e camminiamo lungo la ferrovia, per disperderci, in piccoli gruppi, e ritrovarci successivamente nei dintorni di Via Tibaldi. Celere, che arriva da lontano, anche sulla ferrovia. Via, via...
Quanto si torna, dalle parti di Tibaldi, si fa solo in tempo a correre dietro ai pullman della Questura, che portano via gli occupanti. Per salutare. Cantare. Piangere. Ricordare.
Appuntamento, la sera, nel monastero di Corso Magenta, Museo Archeologico, dove hanno allestito per tutti dei letti di emergenza. E finalmente dormo.
Appuntamento, poi, in Architettura del Politecnico. Ospiti di Paolo Portoghesi, degli studenti, dell'università.
Abbiamo, già, vinto.
(Il quadro è di Vania, 2011, Feltre Mondiali di Bocce)

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